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Il rischio di esposizione professionale al cristallino

Il rischio di esposizione professionale al cristallino

Alcune categorie di lavoratori, in particolare gli operatori sanitari che eseguono procedure chirurgico-interventistiche con l'ausilio dei raggi X, sono particolarmente soggette al rischio di esposizione professionale al cristallino.

La direttiva europea 59/2013 ha stabilito in 20 mSv il limite di dose equivalente annuale per il cristallino dei lavoratori esposti (a differenza dei 150 mSv della legislazione precedente). Ed ecco perché il recepimento della direttiva a livello nazionale - da parte del D.Lgs. 101/2020 - ha evidenziato la necessità di individuare e adottare ulteriori misure di protezione del rischio.

A seguito dell’attività di ricerca svolta nell'ambito del progetto Bric Inail 2020-2022 (“Studio multicentrico dell’esposizione a radiazioni ionizzanti del cristallino degli operatori sanitari nelle sale operatorie"), i risultati hanno portato alla stesura di alcune indicazioni operative rivolte proprio agli operatori coinvolti in procedure interventistiche.

Vediamo, di seguito, maggiori dettagli. 

Esposizione professionale al cristallino: i fattori delle strategie di radioprotezione

Come anticipato, tra i lavoratori maggiormente soggetti al rischio di esposizione professionale al cristallino vi sono gli operatori sanitari che utilizzano raggi X per procedure chirurgico-interventistiche. Essi, infatti, non potendosi allontanare dal paziente (e dalla sorgente di raggi X), hanno bisogno di misure di radioprotezione efficaci ed ergonomiche, che garantiscano sicurezza e, al tempo stesso, non penalizzino il risultato clinico.

Le strategie di radioprotezione, in radiologia interventistica, dipendono da diversi fattori, quali ad esempio:

  • tipologia di procedura;
  • apparecchiatura disponibile;
  • ruolo e formazione dei professionisti sanitari coinvolti;
  • carico di lavoro;
  • dispositivi di protezione.

In base a tali variabili, quindi, l'esperto di radioprotezione effettua una valutazione preventiva, con l'obiettivo di classificare i lavoratori, indicare quali presidi utilizzare e valutare l'eventuale utilizzo di DPI (es. occhiali anti-X, camici piombati, ecc.) o di dispositivi di protezione collettiva (schermi mobili, paratie, ecc.). Oltre ai sistemi di monitoraggio dosimetrico da adottare.

Lo studio sopra citato ha, quindi, preso in esame diversi centri, considerando anche fattori quali le differenze operative locali. A supporto delle misure in vivo, ne sono state effettuate anche su fantocci antropomorfi che riproducevano dei setting clinici. Tra gli aspetti critici presi in considerazione vi è stata l'individuazione dei dispositivi di protezione più adeguati e le loro modalità di utilizzo nella pratica clinica.

Efficacia dei DPI, livelli di esposizione al cristallino e posizionamento del dosimetro

Prima di vedere, nel dettaglio, le indicazioni operative per la gestione del rischio di esposizione al cristallino, il documento pubblicato dall'Inail si concentra sugli aspetti che riguardano l'efficacia dei dispositivi di protezione individuale, i livelli di esposizione al cristallino e il posizionamento del dosimetro.

Nello studio, ad esempio, è stata valutata l’efficacia protettiva di varie tipologie di occhiali, visiere, schermi pensili e telini anti-X, in condizioni di esposizione controllate, simulanti diversi scenari operativi.

I valori di protezione (misurati in termini di dose reduction factor - DRF) hanno mostrato una forte dipendenza non solo dall’attenuazione nominale del materiale schermante del dispositivo, ma anche dalle sue dimensioni e forma, oltre che dalla geometria di irraggiamento. In particolare, nelle visiere integrali e negli occhiali con lenti e montatura schermanti, riducendo l’angolo in cui il cristallino risulta scoperto rispetto alla radiazione diffusa proveniente dal paziente, si è notato che essi mantengono un elevato potere attenuante (anche in condizioni di irraggiamento laterale o con l’arco in posizione diversa dall’antero-posteriore).

Nello studio dell'Inail sono state effettuate anche delle misure per la stima della correlazione tra la dose assorbita dal cristallino e tutte le altre letture dosimetriche, ottenute utilizzando dosimetri posizionati in punti diversi. Ad esempio, presso:

  • l'emitorace sinistro e destro;
  • la tiroide;
  • entrambi gli occhi;
  • la fronte;
  • all’altezza del naso.

Inoltre, è stato effettuato un esteso monitoraggio multicentrico durante l’attività clinica, dove gli operatori coinvolti sono stati dotati di più dosimetri personali. Tra i risultati emersi si è visto che:

  • dalle valutazioni su fantoccio, il dosimetro posizionato vicino all’occhio più esposto fornisce la stima più accurata della dose assorbita dal cristallino;
  • dalle misure in sala e su fantoccio, se si utilizza il dosimetro al petto esterno per stimare la dose al cristallino, è necessario prestare attenzione alla lateralità (per primo e secondo operatore e in generale per gli operatori non circolanti nella sala).

Per approfondire livelli e valori, qui puoi consultare il documento Inail sull’argomento.

Esposizione professionale al cristallino: indicazioni operative

In base allo studio condotto, sono quindi state individuate delle indicazioni operative ritenute "determinanti per l'ottimizzazione della radioprotezione del cristallino degli operatori coinvolti nelle procedure interventistiche".

Innanzitutto, viene sottolineato il fatto di garantire, quando necessario, la miglior stima della dose al cristallino, fornendo all’operatore un dosimetro personale dedicato, posizionato in corrispondenza della tempia (sul lato più esposto alla sorgente di radiazioni).

In caso di monitoraggio indiretto, va considerato come fornire una stima della dose al cristallino più accurata, perseguendo un posizionamento omolaterale rispetto all’occhio più esposto. Va poi tenuto conto che l’esposizione risente molto del tipo di procedura, delle caratteristiche morfologiche del lavoratore e della disposizione degli operatori nel setting clinico.

Altre indicazioni da ricordare sono:

  • scegliere DPI oculari, sapendo che il loro fattore di riduzione della dose dipende molto dalla forma e dalla posizione dell'operatore. Sono da preferirsi gli occhiali con montatura schermata totalmente avvolgente;
  • le visiere, a fronte di un fattore di attenuazione nominale minore di altri DPI oculari, hanno efficacia schermante paragonabile ad alcuni modelli di occhiali anti-X (bassa dipendenza dal posizionamento assunto dall’operatore). Le mezze visiere, invece, risentono maggiormente di possibili errori di posizionamento;
  • gli schermi pensili vanno posizionati correttamente, per consentire un'efficace riduzione dell’esposizione al cristallino dei primi operatori;
  • quando possibile, vanno impiegati telini anti-X, elemento che può risultare discriminante per ridurre l’esposizione al cristallino dei primi operatori;
  • nella valutazione del rischio, considerare che l’impiego combinato di telino e paratia permette di ridurre l’esposizione al cristallino dei primi operatori di circa un fattore paragonabile a quello dei DPI oculari;
  • scegliere DPI e DPC tenendo conto anche delle caratteristiche ergonomiche e della praticità di impiego in ambito clinico;
  • formare e addestrare con sistematicità gli operatori sul corretto uso e posizionamento dei dosimetri, dei DPI e DPC, considerando anche le modalità di esecuzione delle procedure cliniche.

Per saperne di più, consulta il documento Gestione del rischio di esposizione professionale al cristallino.

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Scritto da: Mario Gelao


Consulente specializzato in prevenzione e sicurezza su lavoro, amante di lettura, cinema e disegno.


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